La videosorveglianza, anche se non ci pensa, ha la sua storia, non è una cosa nata dall’oggi al domani. Con questo termine di indica “vigilare a distanza tramite l’utilizzo di telecamere” che assicurano la trasmissione di immagini dei luoghi in cui sono strategicamente posizionate.

La storia

La storia della videosorveglianza è più recente di altri sistemi antintrusione, ma il suo sviluppo è stato sostanzialmente più veloce degli altri. Sorge in ambito analogico e i primi esperimenti vengono effettuati  dall’ ingegnere Walter Bruch, di origine tedesca, nel 1942 in piena guerra mondiale. L’impianto fu sviluppato dalla Siemens AG e venne installato sulla rampa di lancio Prüfstand VII a Preenemunde, realizzata per i lanci delle V-2, i terribili missili studiati dai tedeschi.

Per arrivare alla registrazione video si giunge al 1952 con un prototipo munito di registratore a nastro magnetico sviluppato dalla Ampex con una testina rotante e un nastro che girava molto lentamente. Sempre la stessa casa, nel 1956 presentò VR-1000 un registratore con nastro video da 2 pollici che permise la registrazione della prima trasmissione televisiva, un programma trasmesso dalla CBS. I costi però erano molto elevati poiché una bobina costava 300 dollari e un videoregistratore arrivava 75.000 a 100.000 dollari. Per arrivare a un uso civile, non prettamente militare, si deve arrivare al 1967 quando sempre la Ampex presentò il VR-3000, una versione di videoregistratore portatile che permetteva di registrare senza l’uso di cavi o attrezzi di supporto. Alla fine degli anni sessanta la Sony introdusse le cassette al posto dei nastri magnetici.

Negli anni settanta la videosorveglianza iniziò a diffondersi molto nel Regno Unito, per i problemi legati agli attentati fatti dall’IRA, ma è proprio questo il periodo in cui si vive la vera rivoluzione elettronica della videosorveglianza con la realizzazione del CCD, un circuito integrato di dimensioni molto ridotte che permette l’acquisizione di immagini. Nel ’72 arriva sul mercato l’N1500 della Philips, l’antesignano degli impianti di videoregistrazione domestica, estremamente costoso e con prestazioni molto ridotte. Nel 1975 è la Sony a ritentare il lancio con due modelli di videoregistratore, ma solo un anno dopo si arriva al VHS prima vera rivoluzione del settore, sostituito nel 1999 con i primi DVR forniti di hard–disk per l’archiviazione di immagini. Nel XXI secolo si passa al digitale, il sistema preferito per la videosorveglianza. Da qui l’evoluzione della videosorveglianza IP non ha  più limiti ed è in continua ascesa.

Cosa serve per un sistema di videosorveglianza

Premesso che ogni ambiente ha esigenze diverse e il sistema va sviluppato in base a queste necessità, è bene ricordare che è possibile creare un impianto su misura scegliendo tra una miriade di telecamere IP. Su www.antifurtocasawireless.eu/videosorveglianza/  ci sono diversi video che danno informazioni su come progettare al meglio il proprio sistema di videosorveglianza.

Normalmente, per un sistema standard si utilizzano delle telecamere apposite che possano effettuare anche riprese notturne. Molti, per ovviare al problema, utilizzano dai fari che illuminano la zona di ricezione della telecamere, ma i risultati visivi non sono molto elevati. Meglio utilizzare una telecamere munita di led a infrarossi adatta alle riprese con carenza d’illuminazione.

Col trascorrere del tempo i sistemi di videosorveglianza si sono arricchiti di dispositivi tecnologicamente avanzati come:

  • i sistemi wireless che permettono l’installazione senza fili, riducendo notevolmente i costi, visto che non si deve ricorrere a fastidiose e costose opere murarie. Inoltre, questo sistema, permette la comunicazione con qualsiasi smartphone, tablet o PC, grazie a specifiche app e può essere installato in qualsiasi punto della struttura.
  • Tecnologia IP: è il sistema che sfrutta la rete internet per sorvegliare un determinato luogo a distanza. In origine questo sistema, che permette il controllo a distanza ossia da remoto, è stato impiegato nel luoghi pubblici come autostrade, parchi, centri commerciali, ecc., ma oggi è possibile utilizzarlo anche all’interno delle proprie case.
  • Led infrarossi, sono indispensabili per la visione notturna. Permettono, infatti, di effettuare le riprese anche in assenza di luce. Queste telecamere sono munite anche di un sensore crepuscolare che attiva i led infrarossi nel momento in cui cala il sole o, comunque, la luce scende sotto una certa intensità.
  • La definizione delle immagini. Le vecchie telecamere registravano immagini sgranate, spesso corredate di sfarfallio che quasi impediva di capire chi e cosa avesse registrato. Oggi giorno grazie all’HD alta risoluzione, le immagini sono molto nitide e ben definite.

La storia insegna

La storia ci ha insegnato, con il tempo, che la sicurezza non deve essere prerogativa solo di certi luoghi. Il cammino della videosorveglianza parte dal settore militare e ci ha messo tanti anni per arrivare a essere disponibile anche per gli usi civili, ma poter garantire la protezione della propria casa o della propria attività è un diritto imprescindibile. Questo è un diritto riconosciuto anche a livello politico, tanto che anche per il 2018 sarà possibile la detrazione fiscale del 50% per tutte le spese sostenute per progettazione, acquisto e installazione di un sistema d’allarme. La Legge di Bilancio 2018 prevede la detrazione del 50% sulla spesa totale, recuperabile in 10 anni. Come definisce l’Agenzia delle Entrate, le spese detraibili saranno:

  • Case singole: allarme e sistema antifurto;
  • Parti pubbliche dei condomini: riparazione del sistema esistente senza innovazioni o con sostituzione di alcuni elementi.

Per fare un esempio: se acquistate un impianto antifurto e in totale spendete 1500 € potrete detrarre 750,00 € in 10 rate da 75 € che andranno ad abbassare il vostro reddito IRPEF annuale. Alla fine pagherete la metà per un signor impianto, per garantire la vostra sicurezza e quella dei vostri cari. Quando fate il vostro acquisto specificate che volete fare la detrazione così vi verranno preparati i documenti necessari. Ricordate che il pagamento, per avere diritto alla detrazione deve essere effettuato con bonifico bancario, regola che vale per qualsiasi altro lavoro di ristrutturazione che rientra nella normativa del bonus fiscale.