Per esplorare tutte le bellezze della Toscana probabilmente una vita sola non basta: quel che è certo, però, è che nell’ambito di un tour turistico non si può fare a meno di concedersi una visita alla Villa di Lilliano. Situata vicino all’Antella, poco sopra Grassina, questa villa di origine medicea non è troppo distante dall’outlet di Ermanno Scervino, a pochi chilometri da Impruneta.

La Villa di Lappeggi, che di sicuro è più nota, non è poi così lontana: in comune con quella di Lilliano si segnala l’uso che se ne faceva, a metà tra il rifugio per i fiorentini che non sopportavano il caldo della città e il desiderio di allestire banchetti di pregio.

Sia la Villa di Lappeggi che la Villa di Lilliano possono essere visitate con una guida: se non si sa dove trovarne una, si può fare sicuro affidamento sul sito guideintoscana.it, che mette a disposizione esperti in grado di fornire informazioni e di regalare un’esperienza turistica straordinaria. Tutte e due le residenze sono attorniate da un giardino all’italiana decisamente spettacolare: ai tempi, erano vere e proprie oasi di pace, che le corti medicee sfruttavano non solo per andare a caccia, ma anche per coltivare la verdura e la frutta e per ottenere il legname necessario in città.

Entrando nel dettaglio della Villa di Lilliano, si rimane colpiti prima di tutto dal giardino, con una fontana del XVIII secolo e diverse statue di cani che sembrano tenere sotto controllo le mura di cinta.

La storia di questo edificio è, comunque, molto più antica: già nel XI secolo c’era una costruzione usata come torre di avvistamento, anche se è a partire dal Quattrocento che le notizie si fanno più numerose e precise, in corrispondenza della proprietà della famiglia Giannellini, che ha anticipato quella dei Guiducci e quella dei Capponi.

Fu il granduca Ferdinando II ad acquistare la residenza nel luglio del 1646, proprio con l’obiettivo di ampliare la tenuta di Lappeggi: curioso notare che a quei tempi la Villa di Lilliano venisse indicata semplicemente come Palazzo della Fattoria, proprio perché era usata come abitazione del fattore di Lappeggi. Cosimo III, in ogni caso, nel 1667 decise di assegnarla a Francesco Maria de’ Medici, cardinale nonché suo fratello, che con l’aiuto dell’architetto Anton Maria Ferri diede il la a una serie di ampliamenti, di ristrutturazioni e di restauri che la portarono alla forma che conserva ancora adesso.

Fu in questo periodo che arrivarono piante di limoni, vasi, vasche e fontane, mentre le torri furono abbassate e gli spazi interni ingranditi. Diventata una dimora padronale, la Villa di Lilliano fu sfruttata per ricevere ospiti illustri, tra cardinali e re stranieri.

Ancora oggi si può osservare la sua facciata principale, racchiusa tra due torricelle, con la galleria centrale al suo interno che presenta sale affrescate: gli interventi di Rinaldo Botti e di Pier Dandini le hanno conferito l’aspetto odierno. Nella parte meridionale è situato, invece, un giardino con tanto di ninfeo.