A due mesi dal referendum che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dalla Comunità Europea, gli ultimi dati economici hanno sorpreso tutti gli analisti che vedevano nella Brexit una scelta suicida.
In particolare, il settore turistico ha registrato degli aumenti sorprendenti. Londra è sempre stata considerata come una città molto cara per i turisti, costringendo la maggior parte dei comuni mortali a fare dei viaggi molto brevi e limitare l’acquisto di souvenir. Adesso, grazie alla svalutazione della sterlina nei confronti delle altre valute, il turismo londinese è aumentato del 7% su base annua, soprattutto grazie a frotte di americani e giapponesi, attirati dalla forza del dollaro e lo yen.
Consideriamo che l’estate non è ancora finita e i reports si riferiscono al solo mese di luglio, dove si è registrato un aumento dei visitatori pari al 18% rispetto all’anno precedente. Sono aumentati anche i turisti arabi e gli italiani, con fatturati per le grandi catene alberghiere che superano di quasi il 96% quanto incassato nel luglio scorso.
Come conseguenza diretta, aumentano anche le vendite al dettaglio. Ovviamente una volta sul posto, i turisti spendono. A registrare gli incrementi maggiori sono soprattutto i settori legati a beni di lusso, gioielli e orologi su tutti, con un aumento delle vendite pari al 16%.
Oltre a Londra, altre località turistiche stanno traendo beneficio da questa situazione, come la Cornovaglia, le Cotswolds e alcune località balneari della costa. Liverpool è stata presa d’assalto dagli americani e nello Yorkshire è previsto un ulteriore boom, grazie al tempo particolarmente stabile e l’organizzazione di diversi eventi folcloristici.
Quindi la Brexit è stata una scelta intelligente per gli inglesi? È presto per dirlo e dobbiamo considerare altri fattori che hanno portato al boom turistico in Gran Bretagna. Certamente la sterlina, ai minimi degli ultimi 30 anni, ha dato una grossa mano, ma c’è anche la questione terrorismo, che ha fatto registrare un calo significativo in altre località, come Francia, Tunisia e Turchia. La questione turca è ancora più complessa, dove oltre la minaccia dei terroristi, pesano i difficili rapporti con la Russia, il fallito colpo di stato e la vicinanza con la Siria.
Cosa succederà nei prossimi mesi è difficile da prevedere. Le procedure esecutive per rendere effettiva l’uscita della Gran Bretagna dalla UE sono ferme al palo. Sarà colpa dell’estate, ma il governo ha rinviato ogni tipo di decisione in merito. Una tale incertezza sta impedendo l’arrivo d’investimenti esteri per l’apertura di nuove attività produttive. Molto probabilmente Londra negozierà degli accordi commerciali particolari con la Comunità Europea, come è accaduto in Svizzera anni fa, ma per il momento nessuno ha voglia di rischiare i propri capitali.