Quando si parla di droni, oggi sempre più utilizzati in svariati ambiti (da quello puramente hobbistico a quello civile e militare), bisogna innanzitutto distinguere tra aeromobile e aeromodello.

Il drone – o APR – non è altro che un mezzo aereo senza pilota umano a bordo, comandabile con diversi strumenti e meccanismi di controllo. L’aeromodello è però utilizzato esclusivamente per scopi ricreativi, mentre l’aeromobile – anche detto SAPR (sistema aeromobile a pilotaggio remoto) – viene adoperato per lo svolgimento di attività professionali, specializzate o scientifiche, ovvero non puramente ricreative e hobbistiche. In quest’ultimo caso il drone, oltre ad essere soggetto al Regolamento ENAC, deve anche rispettare le norme del Codice di Navigazione.

I droni possono essere a elica – dunque effettuare virate o restare in posizione fissa, un po’ come avviene con gli elicotteri – oppure ad ala fissa – e quindi volare nello stesso modo degli aeroplani – oppure infine ibridi, con 2 o 4 ruote motrici per spostarsi a terra. Non solo, esistono anche dispositivi subacquei, ideali per svolgere riprese dei fondali marini.

Il mercato del resto è piuttosto vivace: nel 2015 il giro d’affari dei droni è stato di ben 350 milioni di euro, con il centro Italia al primo posto. Ma quali sono gli usi più comuni di questi dispositivi? Innanzitutto, i droni vengono utilizzati per riprese cinematografiche e televisive, per esempio nei documentari sul mondo animale e vegetale.

I droni vengono poi utilizzati con successo in:

  • aerofotogrammetria, allo scopo di realizzare immagini del territorio, anche in zone impervie o potenzialmente contaminate;
  • centrali termoelettriche e impianti industriali di varia natura, per effettuare valutazioni in tempo reale;
  • siti archeologici e vasti territori, non facilmente raggiungibili, per l’esplorazione e il monitoraggio;
  • edilizia e in ambito residenziale, per gli scopi più disparati, dalla sorveglianza dell’abitazione, al trasporto di materiali in cantiere, dalle indagini termografiche ambientali fino all’esecuzione di rilievi aerei per monitorare l’abusivismo edilizio.

Come si vede gli utilizzi dei droni sono piuttosto vari e applicabili a numerosi settori, in particolare quello edile e residenziale, oltre a quello militare, che inizialmente è sembrato forse il più adatto.

I droni, tuttavia, possono essere potenzialmente pericolosi e, come anticipato in apertura, sono soggetti a specifiche norme e codici di comportamento. Il Regolamento Enac, in particolare, distingue tra mezzi di massa inferiore a 25 kg e mezzi di massa superiore a 25 kg. Per quanto riguarda i primi, i droni dovranno essere utilizzati esclusivamente da un pilota in possesso del riconoscimento della competenza, in corso di validità. A partire dal 1° luglio 2016, il drone dovrà essere dotato di un dispositivo elettronico di identificazione.

Infine, i droni con massa superiore ai 25 kg saranno registrati all’Enac nel Registro degli aeromobili, e dovranno disporre di un Permesso di Volo o certificato di Navigabilità. Tutto ciò non vale, tuttavia, per i SAPR utilizzati in spazi chiusi.

Per quanto riguarda il riconoscimento della competenza, il pilota dovrà essere in possesso di attestato o licenza da pilota, a seconda della tipologia del drone da pilotare. Nel caso di droni con massa inferiore a 25 kg, è richiesto un semplice attestato, rilasciato da un centro di addestramento; viceversa è indispensabile una licenza di pilota, rilasciata dall’Enac.